Leone funerario
Negli antichi documenti in lingua latina Lioni è indicato come Casale Leonum o de Leonibus e in volgare il toponimo, prima di stabilizzarsi nelle forma attuale, ha oscillato a lungo tra Li Liuni, Leuni, Leoni.
Come apprendiamo dalle fonti, a Lioni vi erano due leoni. Il leone “gemello” di quello tuttora presente, andò distrutto durante il terremoto del 29 novembre 1732, così come riportato dallo storico locale Roccopietro Colantuono, nel suo libro “ Storia di Lioni”.
Sculture del genere si incontrano a decine, custodite nei musei o reimpiegate a scopo decorativo in edifici medievali, in Italia e nelle regioni d’Europa più intensamente romanizzate. Si tratta di statue di epoca romana (I sec. a.C – II sec. d.C), che facevano parte di sontuosi monumenti funerari e venivano collocate con la funzione di custodi del sepolcro, nonchè di guardia nobile dell’estinto.
La posizione in cui si presenta oggi il leone di Lioni, come quello di Sant’Andrea di Conza, è accovacciata, mentre in origine doveva essere con il terno posteriore rialzato. Nel leone lionese si vede ancora sotto la zampa anteriore destra un frammento della base originaria, fortemente inclinato all’indietro. Se lo si riportasse in piano, come dovrebbe stare, la parte posteriore della statua si solleverebbe.
Dove esattamente sia stato trovato non si è mai stabilito. E’ probabile che le statue di Lioni e Sant’Andrea di Conza provengano da qualche monumento funerario connesso a villae o a vici dislocati lungo la valle.
Il leone di Lioni dopo aver svolto, per un tempo presumibilmente non breve, il servizio di guardia a una tomba, nel Medioevo divenne l’emblema di un villaggio al quale diede, insieme al “gemello”, il nome.