Luoghi e monumenti
Chiesa di Santa Maria Assunta, Campanile e Torricella
E’ la “Chiesa Madre” della Comunità lionese e costituisce, dal punto di vista cronologico (XIV sec.), il primo edificio di culto del paese.
Distrutta dal sisma del 1980 è stata ricostruita, secondo la volumetria originaria, mettendo in evidenza le parti antiche scampate alla furia del terremoto.
Santuario di San Rocco
Ricostruito dopo il sisma del 1732, fu intitolata a San Rocco, Patrono del Paese e protettore contro la peste. Danneggiato dal sisma dell’80, fu completamente riedificato secondo il progetto dell’arch. Giovanni Muzio, autore della Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, in Palestina. La Chiesa è officiata dai Frati Minori Francescani.
Chiesa e Arco dell’Annunziata
La Chiesa dell’Annunziata, situata nel cuore del certo storico di Lioni, risale al 1500. La torre campanaria, con il suo caratteristico orologio, scandisce il tempo con i suoi rintocchi. L’arco dell’Annunziata, porta principale del paese nella cinta fortificata, è il luogo nel quale San Rocco venne proclamato Patrono di Lioni il 30 ottobre 1774. Oggi luogo di buon auspicio agli sposi che, dopo la celebrazione delle nozze, usano passare al di sotto dell’arco.
Chiesa di San Bernardino
Edificata nel 1996 in prossimità dell’area dove sorgeva un’antica cappella seicentesca, completamente distrutta dal sisma dell’80, si presenta nella moderna linea architettonica ideata dal progettista Angelo Verderosa, che richiama alla memoria, nella torre centrale, le antiche colombaie di campagna. La forma circolare, fortemente evocativa del senso cristiano di comunità, e l’impiego di materiali locali quali il mattone, il legno e la pietra per la costruzione, le conferiscono un carattere architettonico quanto mai interessante.
Chiesa di Sant’Antonio
La prima Cappella in onore di s.Antonio di Padova fu costruita nel 1655. Crollata a causa del terremoto del 1732, fu riedificata nel 1748, come riportato nella lapide soprastante il portale d’ingresso. Gravemente danneggiata nel sisma dell’80, fu interamente ricostruita nel 1997 secondo il criterio del “ dov’era e com’era”, utilizzando lo stesso pietrame della costruzione settecentesca.
La comunità lionese è molto devota a Sant’Antonio e ogni anno, al termine della processione del 13 giugno, viene ripetuto il rito della benedizione del pane, preparato e portato in testa dalle donne dentro ceste riccamente ornate, per poi essere offerto ai fedeli che accorrono numerosi.
Santuario di Santa Maria del Piano
Il sito dove sorge attualmente il Santuario fu destinato ad accogliere un edificio di culto fin dall’ epoca medievale. Della primitiva costruzione oggi rimane solo un muro all’interno della sacrestia.
La chiesa attuale fu costruita, perpendicolare all’antica, nel 1785. Restaurata dopo il terremoto dell’80, è stata insignita della dignità di “Santuario Diocesano” l’8 settembre 2018, dall’ Arcivescovo Pasquale Cascio. Molto sentita è la festa annuale della Madonna delle Grazie, che si celebra il 2 luglio.
Chiesa di San Carlo
L’originaria cappella di San Carlo, edificata con ogni probabilità pochi anni dopo la sua canonizzazione avvenuta nel 1610, si trovava originariamente nella Piazza che oggi porta il nome del Santo Vescovo di Milano.Nel 1957 venne demolita e ricostruita poco lontano, dove tutt’ora la vediamo.
Questo edificio, nonostante avesse poco più di due decenni di vita, fu gravemente danneggiato dal terremoto dell’80 e ricostruito, nella forma attuale, nel 1996. Conserva all’interno un antico dipinto su tela raffigurante San Carlo in preghiera.
Croce Monumentale
La croce giurisdizionale, anticamente era collocata di fronte la porta laterale della Chiesa Madre, così come risulta da un documento del XIX secolo, conservato nell’archivio della Curia Arcivescovile di S. Angelo dei Lombardi. Queste croci, tipiche di ogni paese dell’Irpinia, assolvevano, per l’appunto, ad una funzione giurisdizionale, in quanto marcavano il confine amministrativo fra territorio urbano e territorio rurale, la qual cosa aveva rilevanza soprattutto ai fini fiscali.
Leone funerario
Statua funeraria di epoca romana (I sec. a.C – II sec. d.C). Nel Medioevo divenne l’emblema del villaggio al quale diede, insieme con la statua gemella andata distrutta durante il terremoto del 1732, il nome al Paese: Casale Leonum o de Leonibus, divenuto successivamente Li Liuni, Leoni, Lioni.
Torricella
La Torricella è il muro di contenimento della cinta muraria. Nel corso degli anni è diventata uno dei simboli storici lionesi. E’ situata vicino al Municipio di Lioni e dall’alto della sua posizione sembra voglia difendere il paese. Insieme al Leone e al Campanile rappresentano Lioni nella sua interezza.
Campanile
Risalente alla fondazione del Paese, originariamente faceva corpo con la Chiesa, la cui facciata era rivolta verso la montagna. La struttura imita quella del donjon Normanno; la torre, infatti, serviva all’occorrenza come opera di difesa (lo conferma la presenza delle feritoie sui muri).
Parco della Memoria e Anfiteatro
Nasce come Parco Comunale per risanare una zona malsana del Paese e per congiungere la piazza principale con i nuovi insediamenti abitativi del piano di zona Fiego. All’interno di questo luogo vi sono i simboli emblematici che rievocano il passato: un tratto di ferrovia, le mura di una casa in pietra e un orologio che indica l’ora in cui è avvenuto il sisma del 1980. Al suo interno è situato il Teatro, riproduzione di un teatro greco-romano, con una capienza di circa 1000 persone.
Villa Bianchi
La Villa Bianchi è l’unica casa storica attualmente rimasta a Lioni. L’impianto costruttivo originale risale, con molta probabilità, alla fine del XVII secolo. Nel corso del tempo ha subito diversi interventi di ristrutturazione. L’attuale configurazione architettonica risale all’inizio del XX secolo e risente dello stile Liberty, tipico dell’epoca. Molto interessante il giardino, censito tra i giardini storici italiani. Suggestiva è l’antica cantina, scavata nel tufo e rimasta inalterata nel corso del tempo. Molto bella è anche la grande cucina con un imponente camino in pietra.
Quartiere Le Caselle
l quartiere “Caselle” prende il nome dalla forma dialettale “Re Casedde”, cioè le baracche di frasche e paglia costruite come rifugi provvisori dopo il terremoto dell’ 8 settembre 1694, che distrusse buona parte del paese. Alcuni decenni dopo, un altro grande terremoto flagellò Lioni il 29 novembre del 1732, causando danni alle abitazioni e demolendo la Chiesa Madre e altre cappelle. Questa zona era, pertanto, l’area dei “Prefabbricati post sismici” del passato.
Stazione Ferroviaria di Lioni
La stazione di Lioni è stato un luogo storico molto importante per il contesto territoriale. Oggi, dopo la chiusura del 2010, è stata riaperta nel 2016 ed è un importante strumento di coesione territoriale per valorizzare le tradizioni e il folclore della nostra terra e creare un’attrazione turistica sullo sviluppo sostenibile e ambientale.
Chiesetta e Ponte Romano
Area immersa nel verde lungo il fiume Ofanto. Su questo spazio è localizzato un ponte in pietra, a tre arcate, riconducibile all’epoca romana, che, con ogni probabilità, collegava il Foro di Montella all’antica Compsa. Anticamente le donne del paese, si recavano ai piedi del ponte per lavare i panni. Nelle adiacenze vi è una Cappella votiva alla Madonna del Carmine, che si festeggia il 16 luglio di ogni anno, costruita nel 1923 da alcuni emigrati in America.
Oppido Vetere
Il monte Oppido (1033 mt. di altezza) con la sua posizione strategica, situato a guardia del valico che collega l’alta valle dell’Ofanto a quella del Sele, costituisce un importante sito archeologico, in quanto conserva i resti di un Oppidum sannita (IV sec.). La pianta di tale fortificazione montana, ancora leggibile, è costituita da muraglie poligonali, costruite con le pietre del posto. Sono stati rinvenuti diversi materiali fittili nell’area della fortezza.
Cascata Gorgosavo – Brovesao e Mulini
Poco distante dal centro di Lioni è possibile ammirare la cascata di “ Gorgosavo – Brovesao”, dove l’acqua, dopo un salto di circa 20 mt., va a formare un piccolo laghetto tra le rocce. La cascata alimentava due mulini a ruota orizzontale risalenti all’inizio del 1800: uno era un mulino a due coppie di macine, l’altro era mulino e gualchiera insieme (macchinario preindustriale usato nella manifattura della lana). L’acqua arrivava dalla cima della cascata, attraverso un canale di adduzione e, confluendo in un pozzo, azionava le macine.
La Fontana Vecchia
Diceva la leggenda metropolitana che dalla fontana partivano una serie di cunicoli che arrivano fin sotto “la Chiazza” (cioè la piazza del Municipio). Queste grotte servivano ad alimentare la fontana, ma erano state usate, a seconda delle necessità, come nascondiglio, come rifugio antiaereo o chissà per quali misteriosi scopi.